La mia vita tra i Ponti perugini

post di Andrea, in arte mr_gatto, de "IlTorto"

Sono nato a Perugia, negli ambienti di un ospedale che ormai non c’è più, il Policlinico di Monteluce, e sono cresciuto tra un Ponte e l’altro, sempre sulle sponde del Tevere.

La mia vespa, sulla salita di Brufa.
Sullo sfondo Assisi.
Il posto in cui si vive è per forza di cose parte di noi, per questo mi trovo spesso a scrivere di paesaggi umbri: essi fanno da cornice a tutte le mie res gestae, le influenzano, così come io immagino di poterne cambiare l’aspetto, i colori, la luce, in una sorta di empatia tra uomo e natura. Ma perdonate la mia prosa zoppicante, d’ora in poi cercherò d’essere più chiaro.

Mi piace Perugia, come non potrebbe, con il suo centro storico così elegante e ricco di storie di papi e signorotti medievali. L’ho frequentato per 5 anni ogni giorno, andando al Liceo. Anche adesso che sono all’Università ci passo spesso. Anche se al giorno d’oggi si riempie di vita solo il Sabato, e spesso è stuprato da risse, spacci di ogni tipo, attività comunque poco edificanti. Ma il fascino del centro non è in discussione.

Però, storicamente, ci sono due categorie di persone: quelli che abitano in Centro e quelli che invece ci vanno col pullman. Col 3 che passa per Monteluce, o il 4 che passa per Piscille. Il 93, velocissimo su per San Girolamo, era sempre ad orari scomodi, purtroppo. Adesso questi pullman hanno cambiato nome e tragitti, anche se gli strappi sui sedili e i controllori sono sempre quelli. A che pro allora?

Coloro che, come me, appartengono alla seconda categoria, anche se hanno stretti e frequenti rapporti col centro di Perugia, non saranno mai a casa loro a spasso per Corso Vannucci. Dovranno sempre vestirsi bene, parcheggiare a pagamento e sorridere nelle loro uscite mondane. Perché il centro deve mantenere una certa reputazione. Il vezzo di essere scazzati e di non salutare i conoscenti, più o meno graditi, lo lasciamo a chi in centro ci abita.

Noi ci possiamo accomodare solo una volta tornati a valle, tra zanzare d’estate e pioggia d’inverno: la neve costa troppo, non la comprano quasi mai. Casaglia, Ponte Valleceppi, Pretola, Ponte San Giovanni, Ponte Rio, Ponte Felcino, Villa Pitignano, Balanzano, Pieve di Campo, Colombella, Piccione, Casa del Diavolo, Ramazzano, Solfagnano, La Bruna, Sant’Andrea d’Agliano, Madonna del Piano, Collestrada. La lista è gravemente lacunosa, ma già i nomi di questi paesi evocano humanitas, umanità.

C’è qualcosa di magico nell’affetto che le case, le strade, i sassi, i garage di queste frazioni riversano sui loro abitanti. Qualcosa di materno e sensuale allo stesso tempo, un velo di protezione e uno stimolo a rinnovare le nostre forze, un’energia positiva che ti entra dentro. Almeno a me. Ma so che non sono l’unico a provare questo genere di sentimenti, potrei citare “i cipressi che da Bòlgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar”, ma non lo faccio, per rispetto.

Ecco perché mi piace girare in macchina o in Vespa (a seconda del clima e dell’ora) in questi luoghi. L’Umbria è davvero meravigliosa, mostra a tutto il mondo le sue perle artistiche e naturalistiche, ma riserva, a chi è più sensibile e disposto a scoprirli, tesori inestimabili: dialetti secolari, nonne, ciaramicole, panni stesi ad asciugare.

Vi sembrerà quasi di perdervi, al
Percorso Verde di Ponte S. Giovanni.

Abito a Ponte San Giovanni da una decina d’anni, anche se viaggio spesso (per diletto mi trovo non di rado tra Casa del Diavolo, Colombella e Farneto), prima stavo alla Pieve. Una mia amica, che ha comprato da poco una vecchia casa in via Pontevecchio, mi ha detto di aver trovato in soffitta cimeli di grande interesse. Pare che negli anni trenta vi abitassero “la maestra” e “il farmacista” di Ponte San Giovanni: cose da scriverci un libro, veramente.

Mi sono dilungato fin troppo, desidero chiudere questo articolo con un invito: prendetevi una giornata libera, indossate un paio di scarpe da ginnastica, portate se volete una macchinetta fotografica, parcheggiate al Lidl e godetevi il Percorso Verde che da Ponte San Giovanni arriva fino a Ponte Valleceppi (e volendo poi a Pretola, Ponte Felcino o dove volete voi). Ne vale la pena.

Grazie per l’attenzione, spero di non avervi annoiato. Sentitevi liberi di commentare, nel bene e nel male. E se non vi costa troppo, un giro sul mio blog mi farà felice.

.Buona vita.