Lago Trasimeno, una bellezza da valorizzare

Suggerimenti per un ritorno del Trasimeno al suo naturale splendore: più cura, maggiore promozione turistica e un no secco alla proposta (boutade?) di un casinò.

Io amo il Lago Trasimeno.

Io davanti al Lago Trasimeno ci sono nata, ben 33 anni fa.

Io ci vivo, al Lago, e voglio continuare a viverci.

Io lo amo, dicevo, ma sono anche molto consapevole dei suoi problemi in primis del prosciugamento progressivo delle acque e della crisi profonda che il turismo sta attraversando, complici anche flotte di zanzare assetate di sangue.

Il Lago non è più lo stesso. E’ spacciato, perduto, trasformato in “pozzanghera” o meglio ancora in “troscia”. Una palude, più che un lago, sentenziano i detrattori.

Eppure c’è chi lo ama lo stesso, tutto da buttare non è, basterebbe cercare di risanare il dissesto idrico e dare una mano di vernice nuova alla sua immagine.

Come fare?

Come far tornare il Lago agli antichi splendori degli anni’80, quando un Trasimeno in perfetta salute accoglieva orde di nordici turisti assetati di birra e delle bellezze del luogo che venivano qui a passare le vacanze? Olandesi, tedeschi e belgi calavano sulle ridenti sponde lacustri pieni di moneta contante. Come farli tornare?

Io, un paio di idee ce le avrei, ma sono a lungo termine.

O comunque non immediate.

E faticose.

1) Prima di tutto, sul fronte materiale, una maggiore pulizia del fondale, facendo passare le dragatrici non una volta all’anno, ma un po’ di più, proprio come si faceva quand’ero bambina.

2) In secondo luogo, destinare gli addetti della Comunità Montana alla pulizia dei fossi e dei fiumiciattoli, oramai ostruiti di canne e massi a causa dell’incuria delle campagne. Sembra una sciocchezza, eppure fossi ostruiti sta a significare dispersione dell’acqua piovana, che in questo modo non riesce a defluire verso il lago.

In tempi ormai lontani questo compito era svolto dalla manovalanza contadina, ma oramai nessuno lo fa più con conseguenze immaginabili. O forse no, visto che nessuno ha mai avuto il genio di proporre un simile e concreto provvedimento.

3) Importante sarebbe poi prevedere multe molto salate per chi utilizza l’acqua del lago per innaffiare i campi circostanti. Negli anni’80 lo faceva anche mio padre, ora ha riconvertito i campi di grano in frutteto proprio per evitare gli sprechi.

4) Pregare che piova molto quest’inverno, ma proprio tanto, che magari Dio c’ascolta.

E ricordare che negli anni ’50 mio nonno attraversava il Lago da S. Feliciano a Sant’Arcangelo a piedi, visto che s’era quasi asciugato, e anche se vederlo così dispiace e fa tristezza mi rendo conto che magari è solo un corso e ricorso storico.

Molto importante sarebbe promuovere il Lago Trasimeno come una bellezza italiana.

La pubblicità è l’anima del turismo, no? E allora, cazzo (pardon, ma mi accaloro), perché non ho MAI visto promuovere la mia terra natia dalle istituzioni umbre?

Mai, non è capitato MAI!

Molte volte mi è capitato di andare fuori regione e conoscere gente straniera, ma anche italiana, che NON SA NEMMENO DOVE SI TROVA IL TRASIMENO. Alcuni italiani pensano addirittura sia già terra toscana, immaginate. Eppure si tratta del quinto lago d’Italia, non di una pozzanghera.

Perché non promuovere un prodotto naturalistico di valore integrandolo in un piano globale di promozione umbra?

Va bene, l’Umbria ha tante bellezze, tra cui anche il Lago. Perché dimenticarsene? Conta più promuovere la Quintana di Foligno o Assisi?

Ma forse sbaglio tutto.

Perché invece di seguire la logica delle mie idee, la nuova grande ed ottima idea che circola in Umbria per risollevare finalmente il Lago Trasimeno è un’altra: un bellissimo e strafigo casinò “ecocompatibile” su Isola Polvese.

Ora, io non capirò nulla, non sarà abbastanza intelligente o magari non ho la mentalità giusta da industriale (Silvio Berlusconi docet), però questa mi sembra una emerita cazzata.

E scusate la schiettezza.

Eppure i media umbri sono accorsi festanti ad acclamare la grande idea di tal Gianluca Bardelli, neo presidente della Casa Editrice Greentime.

Ora, prima di tutto vorrei chiedere al caro Sig. Bardelli che cosa ne sa davvero del Trasimeno.

Va bene, è umbro di nascita, ma sbaglio o non ci vive? Sbaglio o si occupa di riviste per cacciatori? Tralasciando la mia scarsa simpatia verso la categoria venatoria, mi domando solo il perché di questa originale quanto provocatoria idea.

Perché costruire un casinò sull’isola più bella e selvaggia del Trasimeno? Quale sarebbe l’indotto che potrebbe generare?

Il Sig. Bardelli pensa davvero che una soluzione del genere sanerà i problemi (anche occupazionali) dell’area?

Quali specie di turisti crede attirerebbe sul Trasimeno? Non sono una esperta di casinò, ma non credo esista un target di turista ecologista/giocatore d’azzardo che potrebbe alternare il birdwatching al blackjack con scioltezza nella stessa vacanza.

E che titolo pensa di saperne di più degli addetti ai lavori che, su questo a ragione in pieno, finora hanno collezionato pigri insuccessi?

E poi, come si costruisce un casinò “ecocompatibile”?

Ok, va bene, magari abbiamo frainteso e lei ci spiegherà.

Ma trasformare un luogo di immenso valore naturalistico, meta di turismo e di gite scolastiche da tutta Italia e non solo, nel paradiso ecologico del baccarat in abito da sera non mi sembra un’idea sana.

Sarebbe come trasformare un mezzo potenzialmente educativo come la televisione in un bordello.

Ah, già. Questo è già successo.

Photo credit: Lago Trasimeno by Adrian Michael