Perugia-Assisi Capitale Europea Cultura, sogno o realtà?

Il logo ufficiale della candidatura di
Perugia e Assisi a capitale europea
della cultura 2019, © Francesco Panzella
É ufficiale da una manciata di giorni la notizia della candidatura definitiva di Perugia e Assisi come capitali della cultura per il 2019. Un impegno prestigioso e un onere difficile per le due città umbre, che stanno lavorando da diversi mesi per affrontare al meglio le rivali italiane alla candidatura. Il lavoro e la sinergia di Perugia e Assisi è degno di lode fino a questo momento, ma per fare il "salto di qualità" e vincere il bando forse manca ancora qualcosa.

Alla presentazione ufficiale della candidatura è stato affiancato il lancio del logo di Perugiassisi, creato dal giovane designer Francesco Panzella che ha vinto il concorso indetto. L'immagine è stata scelta tra le oltre 200 creazioni e rappresenta una farfalla colorata che si libra in aria. Nelle sue ali si scorgono stilizzati due simboli delle città candidate: il portale di San Francesco per Assisi e la trifora di Palazzo dei Priori per Perugia.
I criteri per determinare la città vincitrice dell'ambita onorificenza sono molteplici: infatti, non verranno valutati solo i patrimoni culturali e artistici di ogni sito candidato, ma anche i progetti proposti a lungo termine, che dovranno coinvolgere al meglio tutti gli attori del territorio, dalla politica alla cittadinanza. Obiettivo principe è quello di promuovere gli interscambi con le altre città europee, migliorando di conseguenza non solo il tenore culturale dell'Umbria e l'immagine stessa della regione, ma anche il suo status economico e creativo. Una opportunità di crescita, quindi, per tutta la popolazione, dato che il titolo di Capitale della Cultura Europea gioverebbe anche dal punto di vista delle infrastrutture, dei collegamenti e dello sviluppo tecnologico.

Le chiavi del successo pensate per il progetto Perugiassisi vedono un crescente fiorire di eventi e attività culturali e interdisciplinari, dall'ormai famoso Festival del Giornalismo alla Marcia della Pace, passando per Festarch, il blasonato Umbria Jazz e un nugolo di festival, rassegne e appuntamenti che costellano il calendario delle due città. Una strategia che ha dato ottimi frutti, ma che potrebbe non bastare per schiacciare l'agguerrita concorrenza di città come L'Aquila, Siena, Ravenna o Venezia; queste ultime due candidate possono davvero dare filo da torcere ai centri umbri, soprattutto per l'organizzazione dimostrata e i fortissimi programmi presentati. Venezia in particolare sembra l'avversaria più pericolosa, dato che vanta un curriculum di tutto rispetto e mira fortemente all'assegnazione del titolo dopo la sonora sconfitta al ballottaggio con Roma per le Olimpiadi del 2020. Inoltre, la città delle gondole è sostenuta da fortissimi sponsor di carattere nazionale e ha avuto l'appoggio di tutto il nordest (le regioni del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano in primis).

E a vedere Venezia, Ravenna e le altre (che hanno già online un sito web dedicato alla loro candidatura), l'idea sembra quella che a Perugia e Assisi manchi il centesimo per fare il milione. 
Infatti, se la strategia dei festival è ottima per lanciare le città come candidate, non è forse il piano giusto per concretizzarne le politiche. Una serie di rassegne etnogastronomiche, culturali e musicali da sole non possono fare tutto. Non basta ospitare mostre e seminari di autori noti e importanti nella storia dell'arte, organizzare sagre e seminari e raffazzonare gazebi e stand lungo il centro storico, per attirare quel movimento di giovani, intellettuali, turisti e studiosi che fa di una città l'ombelico della cultura europea per un intero anno. Mancano strutture adeguate e disponibilità logistiche - come ad esempio le biblioteche aperte anche la notte, offerte variegate e molteplici che non si cristallizzino nella consuetudine di argomenti e luoghi di fruizione - ed è questo il caso del Teatro Pavone, per non parlare poi delle chiusure e della carenza di cinema, associazioni culturali e altri servizi che soffrono la crisi economica e diventano la causa e l'effetto dell'inevitabile declino del movimento giovane nelle due città.

Ad uno sguardo più attento, quindi, sembra che le ali della farfalla di Perugiassisi non si librino così leggere. A Perugia (e ad Assisi) manca quel corpus di attività e quell'effervescenza tipiche della capitale europea. Elementi che erano già presenti nelle città che poi hanno vinto il titolo di città europea e capitale europea della cultura, come accaduto a Firenze nel 1986, a Bologna nel 2000 e a Genova nel 2004

Forse a Perugia e Assisi serve solo uno scossone per risvegliarsi, con la speranza che la loro farfalla voli più alta delle altre. Non ci sono, in sintesi, delle proposte culturali permanenti che possano prendere il posto di quelle poco stanziali come le sagre e le rassegne itineranti. Manca un corpus di attività che diventino un punto di riferimento per costruire un ambiente culturale vivo e florido.
La parola a voi lettori! Avete qualche suggerimento da fare? Cosa vorreste vedere in città per aumentare il fermento culturale? Scrivete le vostre proposte, la vostra opinione è importante!